La necessità di essere sempre all’altezza nel lavoro come anche nello studio, la voglia di aumentare la propria autostima alla conquista di un’immagine vincente, porta sempre più persone alla ricerca di sostanze in grado di potenziare i propri meccanismi cognitivi e di spazzare via in un battibaleno l’affaticamento della mente e del corpo.
Il desiderio di voler essere performanti a tutti i costi è così importante che non ci si chiede se tali sostanze, propinate il più delle volte come prodotti innocui, nascondano in realtà dei pericoli per la salute.
Ci sono diversi termini per indicare queste sostanze: “nootropi” (dal greco “che hanno effetto sulla mente”) o “smart drugs” (droghe furbe, farmaci intelligenti) o “Cognitive enhancers” (potenziatori neurocognitivi). Sono essenzialmente composti di origine vegetale o sintetica contenenti principi attivi in grado di potenziare le capacità cognitive e mnemoniche dell’essere umano.
Alcuni nootropi sono nati per essere utilizzati in campo medico allo scopo di ripristinare funzioni ridotte per l’insorgenza di malattie o per neutralizzare il declino clinico dovuto all’invecchiamento (ad esempio Parkinson, l’Alzheimer, Sclerosi Multipla, etc.), o anche per trattare ad esempio i bambini affetti da iperattività o chi è affetto da narcolessia.
Un problema di rischio per la salute è costituito dal fatto che questi farmaci nootropi soggetti a prescrizione medica, oggi possono essere acquistati via web da persone “sane”, con l’obiettivo di migliorare le proprie prestazioni cognitive, per riuscire ad essere più concentrati e a lavorare o studiare per molte ore di fila e per ottenere un aumento della capacità di memorizzazione. Si realizza così un vero e proprio “doping”, cioè un utilizzo di farmaci non a scopo terapeutico, ma per “falsare” le proprie prestazioni in ambito lavorativo o di studio, performance che in condizioni normali sarebbero state differenti.
Alcuni studiosi la chiamano “neurologia cosmetica”, sollevando anche problemi di tipo etico sul loro utilizzo in ambito lavorativo oltre che sulla pericolosità conseguente ad un loro utilizzo prolungato. Inoltre, gli effetti sociali di tali consumi potrebbero creare delle discriminanti ingiuste in ambito lavorativo e di studio, poiché realizzerebbero una competizione “falsata” dall’utilizzo di “smart drugs” rispetto a chi non ne fa uso, proprio come accade nello sport.
Nella Silicon Valley, sede di migliaia di aziende ad alta tecnologia, è ampiamente diffuso l’uso delle smart-drug per aumentare la produttività e la competitività.
Sono noti gli effetti collaterali, quali nausea, mal di testa, iperattività motoria, ma attualmente risultano sconosciuti gli effetti che potrebbero avere sul cervello in un utilizzo nel lungo periodo.
Il termine “smart drugs” è utilizzato per indicare anche droghe vegetali, droghe etniche, droghe naturali e tutta una serie di bevande energetiche o pastiglie stimolanti che promettono effetti eccitanti, ma commercializzabili perché non illegali.
Si pensi ad esempio alla caffeina e alla teanina, nootropi naturali contenuti rispettivamente nel caffè e nel tè, assunti da molte persone, anche quotidianamente, per il noto effetto stimolante e che vengono inseriti in molti integratori o bevande energetiche. Anche queste sostanze, apparentemente innocue, possono rivelarsi dannose per l’organismo se ingerite in eccesso. Un abuso di queste sostanze, presenti molte volte anche in abbinamento ad altre quali taurina, ginseng, vitamina C (come negli “energy drink”), può causare disturbi cardiaci, insonnia, nervosismo, disturbi gastrointestinali.
Il crescente interesse per le “droghe intelligenti” e il forte aumento di vendite on line e di “smart shop” ad esse dedicati, ha reso necessario operarne una classificazione analizzandone i principi attivi e gli effetti sull’organismo.
L’Istituto Superiore della Sanità, su mandato del Dipartimento Nazionale delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha realizzato nel 2005 una prima edizione del libro “Smart Drugs”. In seguito, data la continua evoluzione nell’uso, consumo e commercializzazione di nuove sostanze, ha pubblicato una seconda edizione nella quale ha elencato le principali sostanze nootrope di origine naturale e commercializzabili, potenzialmente pericolose per l’organismo.
Nel testo elaborato dall’Istituto Superiore della Sanità, tra le circa 40 sostanze elencate, troviamo piante, quali la “Sida Cordifolia o malva branca” e l’“Ephedra Sinica o ma huang”. contenenti efedrina e pseudoefedrina, potenti stimolante del sistema nervoso centrale, con effetti simili a quelli dell’anfetamina. Sono presenti in molti preparati naturali in vendita in italia, come ad esempio in prodotti dimagranti per la loro azione anoressizzante o in prodotti per il trattamento della narcolessia e della depressione,
Essendo facilmente reperibili su internet senza necessità di prescrizione medica, questi prodotti possono essere potenzialmente dannosi per chi li assume con effetti collaterali quali ipertensione, tachicardia, fino ad arrivare all’ischemia del miocardo e all’arresto cardiaco, rischio che aumenta soprattutto se in questi preparati è presente anche la caffeina.
Un’altra pianta collocata tra le “smart drugs” è il “Citrus aurantium”, meglio noto come Arancio Amaro, contenente sinefrina o ossedrina, una sostanza simile all’efedrina. Viene inserito in integratori alimentari per la riduzione del peso corporeo, spesso associati con la caffeina. I prodotti dimagranti a base di Citrus aurantium o di sinefrina possono provocare effetti avversi cardiovascolari gravi, caratterizzati da tachicardia, arresto cardiaco, fibrillazione e collasso.
In definitiva si tratta di una tendenza sociale a mostrarsi capaci oltremisura, a spingere l’acceleratore amplificando le prestazioni per andare il più lontano possibile. La tendenza è quella di bruciare bruciandosi!