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Modifiche in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere ma manca l’iter di intervento a supporto e tutela immediata

Avevamo parlato in passato, analizzando modelli di tutela delle vittime di violenza in uso in altri Paesi europei, del Metodo Scotland e di come sia possibile arginare il fenomeno, soprattutto in riferimento alla recidiva della violenza e al femminicidio.

Questo intervento normativo, conosciuto con l’appellativo Codice Rosso”, perché specifica il carattere d’urgenza richiamata dalla situazione di pericolo in cui si trova la donna vittima di violenza, manca, purtroppo, di queste simil procedure di assistenza e tutela della donna e dei suoi figli.

Il testo consta di 21 articoli per sostenere, secondo il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che «ora lo Stato dice ad alta voce che le donne in Italia non si toccano». Sicuramente ci sono stati degli importanti sviluppi ma non possono ritenersi sufficienti le modifiche normative per poter affermare che lo Stato sia schierato a protezione della donna. La tutela effettiva non è sufficiente perchè, allo stato attuale, manca il soccorso e la presa in carico di quegli aspetti pratici importanti, come l’allontanamento dalla dimora, il lavoro, i figli, la protezione dall’essere raggiunta dallo stalker, per potersi affermare che la normativa sia realmente efficace in termini di prevenzione.

Quale prevenzione?

E’ proprio la prevenzione l’aspetto mancante. Si inaspriscono le pene per gli autori dei maltrattamenti in famiglia, per la violenza sessuale e lo stalking e si introducono nuovi reati come il revenge porn, gli sfregi e le nozze forzate, ma nel frattempo che la donna si trova ad attendere, seppur in una tempistica ridotta, l’esito della procedura, chi la proteggerà fisicamente? “Lasciata sola”, una frase che non vorremmo più, nè leggere nè sentire!

Ogni donna, come chiunque, conduce una propria vita di relazioni: lavorative, familiari, amicali, sentimentali ecc. che dovrebbe interrompere per rimanere lontano dallo spettro del pericolo di essere raggiunta e vittimizzata. Anche se il suo molestatore finisse agli arresti, di fatto, al termine del periodo di carcerazione, magari perchè ritenuto incapace di ulteriori crimini, quel partner violento potrebbe rintracciarla facilmente.

“Troppo vecchio per essere pericoloso”

Fonte: TPI.it

Comunque sia, allo stato attuale, la vittima di maltrattamenti, stalking, ecc., si troverà sempre a fare i conti con il suo “aguzzino” prima o poi.

Indubbiamente apprezzabile lo sforzo normativo di codificare nuove fattispecie penali prevedendo la punizione di chi sfregia una persona sul viso deformandone l’aspetto, lì dove la vittima sopravvive, il responsabile verrà punito con la reclusione dagli otto ai quattordici anni mentre se ne provoca la morte verrà punito con l’ergastolo. I condannati avranno più difficoltà di altri a ottenere benefici come permessi premio, misure alternative e la possibilità di lavorare per alcune ore fuori dal carcere, di fatto però, una volta fuori, potranno vendicarsi per il torto subito, come è accaduto in un passato anche recente, dopo che avranno passato anni a rimuginare, saranno anche maggiormente violenti, cercando la morte della vittima.

Indagini più veloci, pene più severe e nuovi reati, ne avevamo parlato qui, che per quanto apprezzabili rimangono dunque uno sforzo non risolutivo, mentre si può fare di più!

Per questo proponiamo modelli di intervento di supporto alla vittima di violenza:

“Metodo Scotland” che ha dato ottimi risultati nel Regno Unito consentendo un abbattimento notevole del numero di omicidi femminili: dal 2003 al 2010, nella sola Londra, si è passati da 49 a 3.

E’ fondato su una semplice intuizione: allontanare fisicamente la donna vessata dal marito o convivente violento. 

Punti chiave nel sistema Scotland sono gli IDVA (IndependentDomesticViolenceAdvisors), dei consulenti indipendenti, specializzati in violenza domestica, i Tribunali specializzati e le Multi-AgencyRiskAssessment per la valutazione multidisciplinare della potenzialità di rischio per le vittime.

Il consulente indipendente (IDVA) lavora con la vittima e fa da tramite con i diversi enti, nonché coordina il primo nucleo di intervento ad alto rischio. Una volta risolti i problemi più urgenti quali: casa, denaro e protezione fisica, suggerisce il da farsi diventando il portavoce della vittima, con cui rimane in contatto almeno per i primi tre mesi fino al giudizio sul partner. Lo scopo è raggiunto perchè è lo Stato a gestire la situazione quasi personalmente perchè farà in modo che la donna non sia più sola a gestire la sua situazione di vita.

Il Modello Spagnolo

La normativa vigente in Spagna si pone come obiettivo di spronare una donna vittima di violenze a denunciare. Una volta che avviene è una questione di poche ore prima che quella denuncia passi al tribunale, lì dove, nei casi più gravi, quando è possibile, si ricorre anche al braccialetto elettronico pur di tutelare la vittima dal rischio di reiterazione dell’aggressione. 

Per allontanare la donna dal violento e far si che possa autosostenersi esistono aiuti economici, facilitazioni lavorative (ad esempio per trovare un nuovo impiego), la possibilità di accedere a una sistemazione in un altro luogo, sostegno psicologico ecc..

Grazie alla protezione integrale  che la forza deterrente della norma penale aumenta. Perché il machista sa che la donna ha lo Stato dalla sua, e che quindi non è sola!

Ci auguriamo che il Codice Rosso possa essere il preludio di un sistema integrato di prevenzione e tutela della donna, ma anche dell’uomo, perchè ricordiamoci che ci sono uomini vittime di stalking, aggrediti con acido, e che continuamente si ritrovano ad affrontare gli effetti delle molestie da parte di partner femminili che non accettano la fine della relazione!

Testo Normativo

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