Gli incidenti stradali sono un problema di salute pubblica molto importante, ma ancora troppo trascurato. Per l’Organizzazione Mondiale Sanità (OMS) sono la nona causa di morte nel mondo fra gli adulti, la prima fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni e la seconda per i ragazzi dai 10 ai 14 e dai 20 ai 24 anni. Si stima, inoltre, che senza adeguate contromisure, entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità. I dati, quindi non sono confortanti, basti pensare che la prima causa degli incidenti è la distrazione. Se a questo aggiungiamo il fatto che viaggiare su due ruote rende ancora più rischiosa la nostra circolazione, basterebbe questo per lasciar perdere le due ruote.
Eppure, per essere più sicuri, non occorre necessariamente rinunciare alla libertà di movimento, che solo un mezzo a due ruote può dare, sapendo che è irrinunciabile, specie per gli appassionati. Per costoro le due ruote sono senza dubbio portatrici di una luce “abbagliante” chiamata passione!
Eppoi, l’uso delle due ruote muove anche l’economia del terziario: per incentivare i turisti delle bike e motorbike, sono state rese maggiormente fruibili, per i fan delle due ruote, molte delle destinazioni turistiche, pronti ad accoglierli e dove solo un motociclista e un biker sapranno come assaporare a pieno.
Sicuramente non basta desiderare di muoversi con le due ruote per ignorare i pericoli di caduta: per viaggiare sicuri, è necessario proteggersi.
Tuttavia, in città soprattutto, non è consuetudine viaggiare ben equipaggiati, ovvero con le protezioni adeguate. Molti, sono i conducenti che disdegnano di indossarle, a volte per pura pigrizia, a volte per convinzioni errate, come se non ci fossero reali pericoli da affrontarsi nel breve tratto.
A costoro ricordiamo che la vita non ha un telecomando, quando accade non ti offre il tasto rewind!
Quali sono queste protezioni?
Innanzitutto c’è da dire che esse completano l’abbigliamento rendendolo di protezione in caso di collisioni e cadute conseguenti un sinistro. Avete mai pensato, per esempio, a cosa produce alla pelle l’essere proiettati sull’asfalto? Ecco, immaginate.
Per prima cosa, quindi, l’abbigliamento. Un adeguato vestiario ci protegge dallo sfregamento della pelle sulla strada, contrariamente si è più inclini a scegliere una moto ben accessoriata e potente ma non un abbigliamento abbinato che ci protegga, nonostante che nel tempo la tecnologia abbia innovato, in questo settore, attraverso l’utilizzo di materiali e tecniche ogni volta più sofisticate, ma soprattutto testate.
I paraschiena sono necessari a proteggere la colonna cervicale, in caso di caduta non solo dalla moto, anche dalle bici.
Le fasce completano la protezione del torace in quanto abbracciano la parte interna del torace e non implica nulla giacché il suo peso e le dimensioni ridotte le rendono molto comodi sul piano della vestibilità.
I rinforzi per le spalle e le scapole che sono punti molto delicati e spesso i primi a subire traumi nella caduta. Sono le cosiddette spalliere protettive.
Se proprio non intendi indossare abbigliamento tecnico, quanto meno cerca di usare tessuti resistenti, evitando di utilizzare la moto o la bike a gambe nude.
State pensando “che esagerazione per la città! Non serve per pochi metri, che vuoi che succeda!”
Eppure la statistica è impietosa. Gli ultimi dati disponibile sono pubblicati da ISTAT il 23 luglio 2018:
“Nel 2017 sono stati 174.933 gli incidenti stradali con lesioni a persone in Italia, in leggero calo rispetto al 2016, con 3.378 vittime (morti entro 30 giorni dall’evento) e 246.750 feriti.
Il numero dei morti torna a crescere rispetto al 2016 (+95 unità, pari a +2,9%) dopo la riduzione registrata lo scorso anno.
Tra le vittime sono in aumento i pedoni (600, +5,3%) e soprattutto i motociclisti (735, +11,9%) mentre risultano pressoché stabili gli automobilisti deceduti (1.464, -0,4%); in calo ciclomotoristi (92, -20,7%) e ciclisti (254, -7,6%).”