UN DDL DI REVISIONE DELLA L. 65/1986 E DELLE LL.RR., DI RIORGANIZZAZIONE DEGLI ATTUALI CORPI E SERVIZI DI POLIZIA LOCALE,
con strutture organizzate a livello provinciale e metropolitano e funzionalmente ripartite in dipartimenti e sezioni comunali.
La difficoltà delle Polizie Locali/Municipali alla luce delle ultime circolari Minniti e DL Sicurezza.
E’ da un po’ di anni che si sta cercando di impiegare la Polizia Locale in compiti non propriamente specifici, basta leggere la L.65/86 per capirlo.
Con molta astuzia, non volendo i vari Governi (che hanno imposto la loro egemonia su un Parlamento che negli anni ha perso anch’essa la sua funzione primaria che è quella Legislativa) riformare il Corpo delle Polizie Municipali, agisce su di essa con molta scaltrezza, imponendole la materia della Sicurezza Pubblica (compito specifico delle Polizie Statali) con uno stratagemma machiavellico:
la Sicurezza Pubblica diventa URBANA!
Così facendo, il Governo, impone compiti che le Municipali non riescono a garantire nell’espletamento dei servizi richiesti dal Prefetto e a cascata dai Sindaci.
Forte è la pressione del Capo della Polizia che pretende l’estensione dell’orario dei Comandi di Polizia Locale h24.
Eppure, da quando in qua una Circolare ha carattere impositivo su un Dipartimento e dipendenti di appartenenza diversa (come per quelli degli Enti Locali), da quello che lo ha emanato? Eppure, a ben vedere, lo stesso “discorso” non si estende agli stessi per altre circostanze, vedi Legge 121/81 sull’Ordinamento dell’Amministrazione della Pubblica Sicurezza.
Da nord a sud la situazione attuale è quella che vede la PLM annaspare per far fronte alle richieste del Governo e altri, per l’assenza di idonei strumenti attuativi del disposto normativo in tema di Sicurezza Urbana (banche dati, SDI, Anagrafe unica…) a cui deve aggiungersi un insieme di operatori di polizia locale fortemente demotivati, sia per la mancanza del turn over, sia per la carenza di strumenti di difesa idonei.
Persino i servizi vengono espletati secondo una mentalità vetusta che non tiene conto dei rischi suoi luoghi di lavoro, oppure si ignorano le norme sulla sicurezza che dovrebbero vedere gli operatori di Polizia operare in sicurezza, non come è accaduto a Catania dove l’operatore era da solo in servizio ad impedire il transito di veicoli.
Questa è si una attività fonte di molti pericoli, e non è pensabile che si destini un lavoratore a svolgere un compito che non tenga conto delle conseguenze, in barba alle leggi e regolamenti specifici (e non solo), che impongono in primis al lavoratore stesso di preservare la sua stessa salute.
Una Polizia Locale che non riesce a difendere se stessa come può difendere un cittadino?
Il Governo deve:
DARE SICUREZZA PER DARE SICUREZZA!
Ecco, sinteticamente una nuova proposta condivisa e condivisibile del DDL di revisione della L. 65/1986 di riorganizzazione degli attuali Corpi e Servizi di Polizia Locale.
Al fine di dare efficienza, efficacia ed economicità ai servizi di P.L., e per rispondere al meglio alle nuove e inderogabili esigenze di ridurre drasticamente l’illegalità diffusa e quindi il senso di insicurezza dei cittadini, occorre preliminarmente e urgentemente provvedere a riformare le vetuste e inadeguate leggi (nazionale e regionali), in materia di Polizia Locale, in modo da rispondere coerentemente e correttamente all’avvenuta (già da tempo) modifica del titolo V della Costituzione e al recente D.L. 14/2017, come convertito in
L. 48/2017, sulla sicurezza delle città, con la revisione dei Corpi di Polizia Locale, che non possono e non devono rimanere organizzati a livello comunale, ma che, quanto meno, devono:
1°) essere necessariamente organizzati a livello metropolitano e provinciale (con uniformità nazionale di divise, mezzi e attrezzature) e prevedendo nuclei qualificati (composti da non meno di due unità) di polizia urbana di prossimità e specializzata in materia di polizia rurale, stradale, ambientale, urbanistica, commerciale-annonaria, tributaria , etc., così da eliminare le insufficienti, inadeguate, inefficaci e insicure singole presenze di personale di Polizia Locale, in grado di operare, in collaborazione e in modo integrato, con le altre Polizie Statali;
2°) organizzare centri provinciali di formazione (composti da professionisti ed esperti in servizio o in quiescenza di Polizia Locale), in grado di garantire una preparazione continua e i necessari corsi-concorsi (per nuove assunzioni) a costi contenuti;
3°) fornire strumenti innovativi e adeguati di difesa e di tutela personale, come: taser, Spray urticante, bastone distanziatore, e indumenti contro armi da taglio, oltre che le armi da sparo, alla pari delle altre Forze dell’Ordine;
4°) organizzare centri provinciali di gestione unitaria di dati e dei verbali di violazione amministrativa;
5°) garantire il collegamento con banche unificate di dati, SDI e anagrafiche, tra Polizia Locale e Polizia dello Stato poiché senza non si può garantire nessuna sicurezza e per nessuno (si immagini di dover intervenire in una abitazione per sedare una lite e non si è in grado di conoscere a priori se si detengono armi nell’abitazione o come nel caso del terrorista Anis Amri poi ucciso a Milano, c’è da interrogarsi sul come avrebbe potuto agire e/o difendersi un poliziotto locale senza le informazioni preventive;
6°) garantire le medesime tutele assicurative e previdenziali, alla pari delle altre Forze di Polizia dello Stato.
In via provvisoria, immediatamente, senza indugio, in attesa del varo delle sue esposte riforme, predisporre patti per la Sicurezza Integrata, con la predisposizione, in tutte le province, di tavoli prefettizi che vedano riuniti gli Organi istituzionali, come previsto dal predetto decreto sicurezza.