Una bella notizia: il Senato, nella seduta del 9 marzo scorso, ha approvato la legge di delega (ex art. 76 Cost.) al Governo per l’adozione, entro sei mesi, dei decreti legislativi che introducano una misura di contrasto alla povertà (triplicata negli ultimi dieci anni) denominata “reddito d’inclusione” (REI). La novità della misura sta in due aspetti: in primis, l’universalismo selettivo, ossia il fatto che essa è fondata sull’esistenza di una reale condizione di bisogno, e non sull’appartenenza a particolari categorie (disoccupati, anziani, disabili, etc.); in secondo luogo, la compresenza di due benefici: l’erogazione economica, che oggi si aggira attorno ai 400 euro mensili e che sarà elevabile fino a 480, e i servizi alla persona, rafforzati grazie ai fondi europei. La novità di questa legge, infatti, si rinviene proprio nel principio di inclusione attiva, in virtù del quale non ci si limita alla sola erogazione finanziaria alle persone meno abbienti, che corre il rischio di scadere nel mero assistenzialismo, ma si cerca di restituire dignità alla persona, coinvolgendola in un progetto personalizzato per l’inclusione sociale e lavorativa.
La legge inquadra il REI nell’ambito del livello essenziale delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale (conformemente al dettato costituzionale dell’art. 117, co. 2, lett. m) e, sempre in base al criterio di sussidiarietà richiamato dall’art. 118 Cost., affida la progettazione per l’inclusione ai servizi sociali del Comune.
I benefici previsti dalla Legge saranno erogati sulla base degli anni di residenza nel territorio nazionale e delle difficoltà economiche dei nuclei familiari con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza, disoccupati con un’età superiore ai 55 anni. L’ISEE sarà lo strumento per accedere al REI, che dovrebbe essere erogato sotto forma di carta per acquisti, a condizione di sottoscrivere un patto che preveda l’accettazione di proposte di lavoro da parte del destinatario dell’aiuto economico.
Le famiglie che prioritariamente saranno toccate dai provvedimenti sono circa 400.000, per un numero totale di persone vicino ai due milioni; tuttavia, poiché i poveri in Italia sono quasi cinque milioni, la legge prevede un Piano nazionale per la lotta alla povertà, proprio al fine di ampliare la platea dei beneficiari.
Indubbiamente, la lotta alla povertà ha una valenza sul piano della sicurezza, in quanto é intuibile che situazioni di disagio socio-economico possano avere un’incidenza importante sulla commissione di diversi reati; tuttavia, forti critiche si sono levate nei confronti di questa legge, poiché alcuni Fondi per il welfare ( come, per es., il Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza e il Fondo Nazionale per le Politiche Sociali) vengono ridotti e ripartiti tra le Regioni, riducendosi a poco più che risorse di testimonianza, che potrebbero dare l’illusione che si stia facendo qualcosa di nuovo che, però, risulterebbe poco incisivo. Il Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, da cui viene attinto il REI, è alimentato, infatti, dalla razionalizzazione di prestazioni assistenziali e previdenziali previste dalla stessa legge di delega.