È stato calcolato, da una recente indagine, che l’amministrazione pubblica è a conoscenza del 30% dei reati e delle situazioni a rischio in città, la conoscenza dei cittadini sugli stessi problemi, invece, supera il 70% e questo perché essi sono al corrente della quasi totalità delle dinamiche dei propri quartieri.
Perchè un contesto urbano accolga ed esprima forme innovative, sostenibili e più democratiche di convivenza, bisogna essere in grado di configurare ambienti sicuri, intendendo la sicurezza come una componente basilare dello stato sociale, configurata quindi non in senso punitivo o sanzionatorio bensì con la funzione di mediazione dei conflitti sociali.
La garanzia del “diritto alla sicurezza” è uno dei compiti principali cui è chiamata una Pubblica Amministrazione che voglia essere dalla parte dei cittadini e delle imprese. Questo obiettivo, tuttavia, può essere raggiunto solo con un intelligente mix di organizzazione efficiente, capitale umano motivato e competente e tecnologie innovative.
In particolare le tecnologie rendono possibile l’integrazione degli sforzi dei vari soggetti portatori di interesse: le diverse Forze dell’ordine, gli Enti locali, i cittadini stessi in un’ottica di sussidiarietà orizzontale verso un nuovo concetto di “sicurezza partecipata”.
L’innovazione tecnologica può essere fattore abilitante per l’integrazione delle informazioni e delle azioni necessarie all’espletazione di questa funzione, permettendo anche un più razionale uso delle risorse, ma va considerato che si tratta di un settore altamente sensibile nel quale le tecnologie possono incidere sui diritti fondamentali e spesso si manifesta il timore che possano recare pregiudizio alla vita privata, si rende quindi necessaria un’accurata valutazione degli effetti sociali delle iniziative.
Sicurezza e smart city è un binomio inscindibile.
Non solo perché nessuna città può essere smart e nessuna comunità può essere intelligente se non garantisce ai suoi cittadini il diritto a vivere sereni
ma anche perché per tutelare il diritto alla sicurezza è necessario mettere in campo politiche e azioni che sono basate su concetti che sono a fondamento anche del paradigma della smart city. La garanzia di serenità e vivibilità del contesto urbano è un bisogno primario del cittadino e l’Amministrazione Pubblica deve mettere in atto politiche di sicurezza che diventano il presupposto per:
- la coesione sociale,
- per la crescita della comunità,
- per la partecipazione interattiva
- trasparenza della comunicazione e la condivisione delle scelte
Per prima cosa per avere una città sicura è necessario avere una visione olistica dell’ambiente urbano. Il livello di sicurezza non può infatti che misurarsi nel segmento più debole e l’approccio sistemico è l’unico possibile.
La sicurezza è poi presupposto per la coesione sociale, per la crescita della comunità, per la partecipazione democratica e a sua volta presuppone la trasparenza e la condivisione delle scelte. Ma questo approccio di “open government” è anche quello della città aperta.
Il sistema di sicurezza italiano è fra i più diseconomici al mondo a causa soprattutto della sovrapposizione di molteplici forze dell’ordine, ma su questo aspetto ci sarebbero ampi margini di manovra. La sostenibilità dei progetti per città più sicure e una migliore integrazione fra i soggetti può essere assicurata ad esempio attraverso la condivisione di una Infrastruttura Smart City Multi Funzione (destinata a scopi di sicurezza, ma anche di mobilità, gestione risorse ed energia, e di interazione con i cittadini) e con nuovi modelli di business tra gli operatori (Security as a Service).
Parliamo della realizzazione di una piattaforma di servizio per la cooperazione sicura, strutturata ed in tempo reale tra enti, organizzazioni, pubbliche e private, nazionali ed internazionali. Risulta quindi evidente che le nuove tecnologie offrono sì la possibilità di comunicare in tempo reale ed in maniera digitale con i cittadini per aumentarne la percezione della sicurezza, ma occorre modificare anche gli schemi organizzativi dell’Amministrazione e delle Forze dell’Ordine.
L’innovazione tecnologica può essere “fattore abilitante” per raggiungere questo obiettivo di integrazione e per un più razionale uso delle risorse, specie nella situazione attuale di crisi della finanza pubblica.