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E’ corretto “adultizzare” i bambini?

E’ recente la polemica sollevata dalle dichiarazioni di Augias «Fortuna aveva 6 anni, ma vestiva e si atteggiava come una 18enne», aveva detto Augias commentando l’abbigliamento della bimba. «Le bambine vedono i grandi e vogliono truccarsi o vestirsi come loro – spiegano i genitori di Chicca -. Non c’è nulla di male. Delle due l’una: o Augias si è espresso male, oppure pensa davvero una sciocchezza simile. E allora deve farsi curare da uno psichiatra». [1]

Forse il concetto che si voleva esprimere, che è poi quello dichiarato in una intervista al Tg nazionale anche dalla Procura di Napoli che indaga sui fatti del Parco Verde di Caivano, è quello più prossimo al termine “adultizzare” i bambini. Spero che si tratti di questo, perchè in effetti esiste una certa aspirazione nei genitori a voler vedere i propri figli precursori dei tempi, nella precocità un distinguo di superiorità di specie rispetto agli altri mammiferi di pari rango. Ma quale può essere la ragione di questa “spinta” ad anticipare i tempi se al contrario i bambini dovrebbero non perdere le tappe dello sviluppo cognitivo, che si realizza positivamente proprio nel fare i bambini, esprimendo cioè la loro realtà interiore nei giochi, attraverso i loro spazi e i loro tempi, per sognare in un mondo che si alterma tra fantasia e realtà in cui esprimere la vita interiore.

Eppure  si sta allevando una generazione di bambini adulti.

I bambini “adultizzati” un tema da affrontarsi socialmente, e a ben vedere, su internet stanno nascendo gruppi  contro la pedofilia e che si oppongono ai concorsi di bellezza per bambini.

E’ un discorso antico quello dei genitori che riversano le proprie aspirazioni sui loro figli, coltivandoli all’insegna del senso estetico: abiti, trucchi per le bambine, acconciate come piccole donne e l’aggressività esacerbata per i maschietti.

Come-adulte-le-modelle-di-Little-Miss-America_su_vertical_dynSono bambini parodia di adulti, sono costretti a conformarsi alle richieste degli adulti per essere considerati. Spesso lasciati soli con i loro giochi alienanti: i videogiochi, ipad,cellulari, pc che accrescono la solitudine interiore e l’aggressività. E’ stato stimato che la stragrande maggioranza degli effetti negativi dei videogiochi vengono causati dalla violenza che contengono. Risulta da uno studio condotto da Anderson e Bushman nel 2001 che i  bambini che giocano di più ai videogiochi sono violenti e hanno maggiori probabilità di avere pensieri aggressivi, riproducendo poi gli stessi atti, e di maturare una scarsa empatia, con conseguente inesistente desiderio di aiutare il prossimo.

I “bambini adultizzati”, però,  non sono semplicemente il frutto dell’imitazione dei “grandi” ma sono l’effetto di quello che gli adulti vogliono rappresentino: le aspettative narcisistiche dei genitori. Figli modello di bellezza, intelligenza,capacità, doti sportive ecc. , in una quasi competizione, a mostrarli cioè in un contesto di superiorità evidente. Quante volte si sente dire “mio figlio ha 5 anni ma da due già scrive”, “mio figlio sa già fare…” come se qualcosa di estremamente eccellente, straordinario deve avere e mostrare poi agli altri. Ed è proprio questo che percepiscono i bambini: mostrarsi speciali o non sarai amato. Ed ecco, purtroppo, che questi bambini, in un tentativo di essere apprezzati, impersonano ruoli che non posseggono, non propri data l’età e la mancanza di esperienza;  acquisiscono i modelli degli adulti per poter colloquiare con loro ed essere visti da loro, perchè non sono più capaci, gli adulti, di entrare nel mondo dei piccoli per apprezzare il loro modo di essere “imperfetti”.

Non può che essere un delitto il sottrarre  l’infanzia precocizzandola, affinchè il proprio figlio possa apparire un genio agli occhi degli altri, in una sorta di competizione dell’essere, come se per un genitore avere un figlio precoce significasse essere lui stesso migliore degli altri.

Adultizzare significa però addestrare a scomparti, nell’esatto contrario di ogni naturale processo educativo, che non potrà, quindi, che portare ad uno sviluppo parziale delle proprie capacità perchè privileggerà solo alcuni aspetti, se non uno soltanto: l’estetica per le bambine e l’aggressività per i maschi: delle piccole Barbie e dei piccoli Ken. Oggi, dunque, i bambini  si trovano a vivere un’età che non è più a misura loro.

Ma anche i bambini crescono e siamo alla fase adolescenziale, dove il simbolo dell'”adultezza” diventa il sesso. L’età del primo rapporto si è notevolmente abbassata, un sesso consumistico che proietta l’adolescente nel mondo degli adulti, perchè sperimentare si sa vuol  dire anche crescere, ma qui la ragione della spinta ad una sessualità consumistica è legata, specie per le femmine, alla volontà, di nuovo, di essere considerati, di essere visti e di avere un ascendente.  La sessualità degli adolescenti è uscita dalla morale e dall’etica, anche per il fatto che davvero nessun genitore ritiene ancora che la verginità dei propri figli sia un valore da tutelare. L’unico aspetto a cui tengono è che  la sessualità  non costituisca un problema e che avvenga serenamente, non comprendendo affatto che la sessualità, l’adolescente di oggi, non la vive necessariamente all’interno di una relazione, di un amore, o dello stesso piacere, ma la vive  per pura emancipazione, come nei tempi passati si imparava a fumare. L’adolescente attraverso  la sessualità, che altro non è che un “collaudo” di se stesso e della propria capacità seduttiva,  verifica  il proprio fascino, il proprio potere, proprio come  i bambini “adultizzati”, gli adolescenti non desiderano altro che essere visti, considerati e amati, e su questo loro bisogno vi è la proiezione dell’adulto genitore che si nutre delle risposte “adultizzate” dei loro figli. Nell’adolescente la direzione non è quella dell’approvazione genitoriale, della conquista del loro affetto  ma è l’altro, un individuo qualunque da conquistare.

Allora, la soluzione non può che essere quella di cercare i valori e viverli all’interno della famiglia e del sistema delle relazioni in generale: amici, partner, colleghi, per dare un senso pieno al nostro divenire. Accettare i propri limiti, lasciare che la normalità sia un valore eccellente!

[1] http://www.ilgiornale.it/news/politica/i-genitori-fortuna-querelano-augias-lui-li-sfotte-vi-perdono-1255174.html

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