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A 35 anni dal sacrificio di Aldo Moro, cosa è cambiato…

Il 9 maggio 1978 moriva, per mano delle Brigate Rosse, Aldo Moro e per una strana mano del destino, in quella stessa data, ci fu il ritrovamento del corpo di Peppino Impastato, giornalista e  attivista siciliano, ucciso dalla mafia per ordine del boss mafioso Gaetano Badalamenti. In comune queste vicende hanno, non solo questa data, ma anche questioni giudiziarie ancora da chiarirsi. Moro è stato un grande statista nella vita politica di questo paese, un grande professore universitario, molto apprezzato dai suoi studenti, un grande uomo nella vita personale e sociale; una icona dunque,  credeva ed incarnava un gande valore costituzionale: la democraticità. Egli riteneva che  la politica fosse una attività che doveva dipendere solo da chi fa la politica per i cittadini e dai cittadini che democraticamente vi partecipano, e molto probabilmente per questo fu ucciso.

Oggi, a 35 anni dalla sua morte, ci sono due aspetti essenzialmente mutati nella vita politica e nel terrorismo. Innanzitutto,  il primo elemento che balza agli occhi è il  fatto che, oggi, essenzialmente non esistono  icone nella politica, non del calibro dei politici di quegli anni, non  come lo è  stato Aldo Moro. Questo fatto, potrebbe rappresentare anche un vantaggio, in un certo senso, per la sicurezza interna perchè a ben riflettere non potrebbero realizzarsi ricatti politici nazionali, in quanto nessun  soggetto che goda di  “anonimato” politico, che non rappresenti una risorsa per la collettività, potrebbe essere oggetto di interesse per chiunque voglia compiere un gesto eclatante per richiamare l’attenzione su  di sè, sulle sue idee e per ottenerne qualcosa in cambio della vita di un politico. Oggi, probabilmente, non si corre questo rischio,  a livello nazionale non ci sono icone in politica.

Allora, cosa si intende per “terrorismo” oggi?

Sicuramente si tratta di una forma di terrorismo rivolto contro un nemico meno fisico/individuale; infatti, la volontà, da parte dei moderni terroristi, è quella di voler minare il senso di sicurezza della collettività, mediante attacchi precisi,  violando cioè precisi sistemi di sicurezza di  grandi multinazionali, in modo da far percepire il senso di vulnerabilità ed insinuando il terrore e il senso di insicurezza nella gente comune che, oggi, diventa l’obiettivo da colpire indistintamente. Le vittime, dunque, sono gli abitanti di una certa area o gli appartenenti a un certo gruppo sociale che, in seguito all’attacco, e proprio per la paura, cambiano il loro modo di vivere, di parlare, di esprimersi per evitare ripercussioni. La vittima del terrorista di oggi può essere chiunque  che, per destino, si trovasse nel posto sbagliato al momento sbagliato. Oggi il terrorismo non ha confini nazionali, per cui nessuno può sentirsi al sicuro in nessun luogo. Ed è su questo elemento che il terrorismo regna e trama ricatti!

 

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