Molto spesso ci si meraviglia di come un genitore non sia a conoscenza della violenza psicologica e/o sessuale vissuta dal proprio bambino. Dopo i fatti del “Parco verde” di Caivano a Napoli si fa fatica a credere che nessuno dei famigliari e delle persone intorno alla realtà del minore (nonni, zii, maestre, ecc..) si siano mai resi conto che qualcosa di “nuovo ed oscuro” si fosse introdotto nell’animo innocente al punto da costituire un nucleo indigeribile.
Il problema fondamentale è qui, in questo “nucleo estraneo” al bambino, costituito da un vissuto che egli non sa interpretare, permanendo il quale la sua vita futura ed il suo benessere psichico saranno seriamente compromessi, poichè si stima che il 98% degli abusati correrà il rischio di divenire a sua volta un abusante. In genere i bambini in tenera età non si rendono conto di aver subito un abuso sessuale, come lo intendono gli adulti, ma solo col trascorrere del tempo, attraverso lo sviluppo cognitivo e la crescita, possono essere in grado di comprendere il disvalore e la riprovevolezza di questi fatti.
Attenzione perchè l’abuso nell’infanzia non è interpretabile, al pari di una situazione di violenza e molestie sessuali perpetrate ad un adulto, come non può essere ridotto alla questione genitore, “cattivo” e minore indifeso, adulto “orco” minore ingenuo, perchè la questione trova la sua spiegazione nella convergenza di diverse variabili dipendenti dal sistema familiare, sistema sociale e relazionale. Focalizzare l’attenzione solo su uno di questi elementi non permetterebbe di comprendere gli aspetti che conducono all’insorgere della situazione di abuso.
Il tipo di relazione esistente tra l’autore della violenza e la sua vittima costituisce una variabile estremamente importante per comprendere come la violenza stessa si manifesti e come ad essa reagiscano i diversi soggetti coinvolti. La violenza compiuta sul minore sa parte di uno sconosciuto, ad esempio, è diversa da quella messa in atto dal padre incestuoso o da un altro parente o affine. Così come sono diverse le violenze che si presentano come eventi isolati rispetto a quelle che invece perdurano nel tempo. Infatti, frequenti sono i casi in cui l’abuso sessuale su un minore giunga all’opinione pubblica solo quando si verifichi un evento drammatico, come può essere una lite, la ribellione da adolescente, per la presenza di comportamenti antisociali o di una gravidanza, o la malattia psichiatrica, insomma di una qualunque situazione che conduca ad un approfondimento, all’investigazione per tramite di una situazione di allarme che palesandosi conduce a scoprire la situazione di abuso, proprio come è accaduto a Caivano.
E’ necessario però operare un distinguo tra il maltrattamento e l’abuso sessuale vero e proprio.
Il maltrattamento si concretizza per effetto della messa in atto di comportamenti, anche omissivi, come le carenze che turbano gravemente il minore, che attentano alla integrità fisica, psicologica, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la trascuratezza e/o lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di terzi” (Consiglio d’Europa, Strasburgo 1978).
Il maltrattamento può, quindi, concretizzarsi:
– in una condotta attiva (percosse, lesioni, atti sessuali, ipercura);
– in una condotta omissiva (incuria, trascuratezza, abbandono).
Purtroppo, troppo spesso i casi di abuso sessuale sui bambini rimangono irrisolti. I motivi che rendono difficile la diagnosi di abuso sessuale sono molteplici: l’abusante potrebbe limitarsi a pratiche di autoerotismo in presenza del minore, un minore potrebbe “lasciarsi” toccare o assecondare determinate richieste come se si trattasse di un gioco e questo non produrrebbe la presenza di segni obiettivi sul corpo della piccola vittima, l’assenza di testimoni oculari poichè l’abuso sessuale normalmente viene commesso un maniera particolarmente nascosta. Anche l’età dei bambini ha la sua arilevanza perchè incide sulla loro testimonianza: l’incapacità di descrivere questa esperienza, specie per il fatto che potrebbe trattarsi di piccoli in tenera età e che quindi non hanno ancora acquisito una capacità verbale completa, per non parlare dei dubbi sulla veridicità della loro descrizione dei fatti per la possibilità che si siano formati dei falsi ricordi o per il problema della suggestionabilità. Tutti questi elementi concorrono a rendere difficile accertare l’esistenza e le caratteristiche dei fatti traumatici.
Quel che è bene evidenziare è che il danno cagionato al minore è tanto maggiore quanto più:
- il maltrattamento resta sommerso e non viene individuato;
- il maltrattamento è ripetuto nel tempo ed effettuato con violenza e coercizione ;
- la risposta di protezione alla vittima nel suo contesto familiare o sociale ritarda ad intervenire;
- il vissuto traumatico resta non espresso e/o non elaborato;
- la dipendenza fisica e/o psicologica e/o sessuale tra la vittima e il soggetto maltrattante è forte;
- il legame tra la vittima e il soggetto maltrattante è di tipo familiare;
- lo stadio di sviluppo ed i fattori di rischio presenti nella vittima favoriscono una evoluzione negativa.
Per individuare i segni obiettivi dei maltrattamenti occorre localizzazione delle lesioni: lesioni tegumentarie in sedi normalmente atipiche (zona retroauricolare, torace, dorso, area genitale o perianale, caviglie, pianta dei piedi); segni, attuali o pregressi, di morsi non animali in zone corporee non autoaggredibili; fratture costali, della clavicola e dell’acromion, in bambini che non hanno ancora acquisito una sufficiente autonomia motoria.
Anche il numero delle lesioni: lesioni su differenti distretti corporei, lesioni multiple e lesioni multiformi per tipologia (ecchimosi, escoriazioni, soluzioni di continuo, lacerazioni ecc.); la cronologia delle stesse (con particolare riguardo all’epoca, all’evoluzione cicatriziale delle lesioni dei tessuti molli e delle fratture) e l’età del minore in quanto più il bambino è piccolo e meno verosimili risulteranno le giustificazioni fornite dagli adulti sui traumatismi accidentali da lui stesso provocati.
Indicatori fisici più frequenti:
– esperienze di traumi contusivi; – vibige (frustate);
– abrasioni; – esiti cicatriziali.
– escoriazioni; – lesioni viscerali;
– ecchimosi; – lesioni scheletriche;
– ferite lacerocontuse o lacere; – morsi;
Riguardo allo specifico dell’abuso sessuale è possibile utilizzare una serie di criteri o indicatori fisici, cognitivi, comportamentali ed emotivi per individuarlo:
- Gli indicatori fisici di abuso sessuale (quando presenti perchè spesso non c’è una evidenza medica, chi abusa è molto attento in genere, a non produrre segni) sono: la deflorazione, la rottura del frenulo, i sintomi di malattie veneree, a cui altri si aggiungono, da considerarsi più equivoci per le molteplici cause che possono averli generati. Tra questi la presenza di contusioni, graffi o altre ferite in area genitale o anale; ferite alla bocca o in gola; infiammazioni e infezioni; biancheria intima strappata, macchiata o insanguinata.
- Tra gli indicatori cognitivi rientrano le conoscenze sessuali inadeguate per l’età e le modalità di rivelazione da parte del bambino dell’abuso sessuale, ad esempio allusioni con parole, gesti, disegni alle attività sessuali.
- I possibili indicatori comportamentali ed emotivi di abuso in età prescolare sono la presenza di ansia, pianti improvvisi, insonnia, sintomi fobici (non voler uscire di casa), sintomi ossessivi (rituali legati alla pulizia personale), comportamenti non comunicativi ostilità e aggressività con il gruppo di pari. Spesso si puo’ assistere a un improvviso peggioramento del rendimento scolastico, disturbi dei processi cognitivi, depressione, comportamenti sessuali inappropriati (masturbazione manifesta ed eccessiva, esposizione dei genitali, tentativi di introdurre gli oggetti nei genitali, costrizione dei coetanei in attività coercitive sessuali
Questi comportamenti sono tuttavia presenti in numerosi casi di bambini che non hanno subito abuso, e quindi non possono rappresentare chiari criteri diagnostici ma sicuramente possono costituire un mezzo, per chi voglia sorvegliare i minori, per interrompere un circuito di sofferenza incommensurabile.
Bibliografia
G. Mazzoni- K. Ambrosio, “L’analisi del resoconto testimoniale in bambini: impiego del metodo di analisi del contenuto C.B.C.A. in bambini di 7 anni” (2002);
A. Gepi, “Abuso sesuale su minori: confronto tra le risultanze medico legali ed il giudizio di primo grado;