fbpx

Stress: il male oscuro

Che il lavoro possa costituire una fonte di stress è innegabile. Secondo l’Unione Europea, più di un  lavoratore  su quattro è affetto  da sintomi da stress derivante  dal lavoro, dato che emerge da una relazione promossa dall’Europa per:

  • sensibilizzare e diffondere informazioni  sugli aspetti  psicosociali connessi all’attività lavorativa;
  • promuovere un atteggiamento volto alla prevenzione contro rischi a livello psicologico, compresi  stress,  fenomeni  di violenza e di intimidazione (mobbing);
  • contribuire  alla riduzione del numero  di lavoratori esposti a simili rischi facilitando allo stesso modo lo sviluppo e la diffusione di una prassi corretta che favorisca il benessere lavorativo.

Secondo queste finalità, è stata diramata  la direttiva europea (89/391/CEE) sul miglioramento  della sicurezza e  della  salute  dei  lavoratori  contenendo  risposte  delle parti  sociali e delle autorità  pubbliche, di diversi Stati Membri, in particolare il Belgio, su come vengono  affrontati  disturbi psicosociali nelle ispezioni[1].

Ma cosa sono le ispezioni in Italia? Esiste un modello di controllo efficace su quelle segnalazioni di disturbi psicologici ricollegabili all’ambito lavorativo?

Analizzando le schede di rilevazione ISTAT (sia la 173 sia la D4), la professione svolta non è rilevata, fatto questo che non può che generare una carenza di informazioni  fondamentali  per quantificare ed analizzare il fenomeno dei suicidi correlati alla professione. Dunque quali ispezioni se non quelle INAIL , magari post infortunio sul lavoro? Lo stress genera malattia ed a volte la morte per suicidio, ma oggi, nel nostro Paese non c’è una reale attenzione a questa problematica.

Ecco perchè lo stress è un male oscuro,  che quantunque  sia un qualcosa che sperimentiamo tutti, con variabili  soggettive (i fattori di personalità che possono influire sulla mia percezione amplificata a o meno di una problematica che può essere fonte di stress), ma anche a causa di fattori meramente oggettivi (malattie, separazioni, problemi economici, lutto ecc., ), è un fenomeno sommerso e silente,  che produce silenzio, chiusura, assenza in chi osserva e progressiva inesistenza sociale della persona che ne è colpita,  il cui unico respiro avvertito  sa di assoluta sofferenza intima e personale ed indifferenza collettiva. Un male, lo stress, che può condurre al Born Out il cui stadio ultimo è appunto il suicidio.

Sul portale EpiCentro, Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica, facendo riferimento a ciò che l’Organizzazione Mondiale della Salute chiede, e che proprio il 15 ottobre del 2015 ha rivisto i suoi protocolli, viene espressa la volontà che si attui in tutto il mondo la prevenzione del suicidio, denunciando che non ancora è stata sufficientemente presa in considerazione. La causa risiede nel fatto che il suicidio non viene ancora percepito come un problema di salute pubblica  perché in molte società è ancora un tabù e si fatica a parlarne apertamente.

shutterstock_376135963Infatti, sono pochi i Paesi che hanno incluso il suicidio tra le priorità di salute pubblica.

In Italia?

In Italia si può fare coming out di tutto ma di una cosa no: il malessere psichico.

Depressione, esaurimento, panico non sono perdonati, ancora di più per il poliziotto che vive lo spettro della possibilità di perdere il lavoro. Milioni di italiani si aggrappano, come ad un salvagente, ad antidepressivi e ansiolitici, nel terrore di perdere lavoro e affetti, riducendosi all’incapacità di vivere., di essere. Non a caso, gli psicofarmaci, sono i farmaci più venduti, anche perché un medico di base non nega un po’ di sollievo dallo stress.

Eppure per l’Oms  nel 2000 sono morte suicide circa un milione di persone: si calcola che il tasso globale di mortalità sia con una morte ogni circa 40 secondi. Negli ultimi 45 anni il tasso di suicidio è cresciuto del 65% in tutto il mondo. Oggi il suicidio è considerato una delle tre principali cause di morte fra gli individui di età compresa tra i 15 e i 44 anni, in entrambi i sessi.  Senza contare i tentati suicidi, fino a 20 volte più frequenti.

Ma qual’è il lavoro ad alto indice di rischio stress?

Una reale statistica non è disponibile, per effetto della mancata rilevazione della correlazione lavoro/suicidio, almeno nel nostro Paese . Alcuni dati, dichiarati da diversi sindacati di categoria, pur non potendo certificare il grado di attendibilità scientifica del numero, parrebbe che per tutto il comparto sicurezza, negli ultimi 10 anni circa, 150 poliziotti si sono suicidati lì dove la Polizia Penitenziaria risulta essere quella più colpita. Da sottolinearsi il fatto che, i suicidi tra le Forze dell’Ordine, risulterebbero essere circa tre volte maggiore rispetto alla media nazionale, eccetto che quello della Polizia Penitenziaria che è quasi otto volte superiore. A questi numeri andrebbero aggiunti quelli degli appartenenti alla Polizia Locale che non sono inseriti nei dati del Comparto Sicurezza.

Perché i suicidi in polizia sono più frequenti  rispetto alla media nazionale dei suicidi?

Una prima spiegazione porta a sostenere che l’uomo poliziotto dovendo far fronte, come per ogni altro essere umano, a tutte le avversità della vita, viva ogni giorno ulteriori peculiari criticità, il lavoro stesso del poliziotto per sua natura si basa su attività adrenaliniche, eventi stressanti, basti pensare ai conflitti a fuoco, le emergenze per incidenti stradali, il rischio incolumità costante…

Per questa ragione IPS intenderà esplorare quello che rappresenta una lacuna dell’attuale assetto del SSN e dello Stato che non ha previsto ancora un monitoraggio in tal senso.

Il Dr. Gilmartin all’interno della rivista “PoliceNews” di ottobre 2014, suggerisce ai responsabili della formazione delle accademie di polizia degli Stati Uniti, di non impegnarsi solamente nella formazione tecnico-operativa degli agenti, ma di dedicare molta attenzione anche al fatto di fornire loro “le giuste capacità per la sopravvivenza emotiva”, fatto questo che sta a significare che il problema è posto alla luce.

Questa è la direzione che si desidera intraprendere, per cui è un tema che tratteremo costantemente e di cui si è già detto in occasione di una giornata dedicata, organizzata dal COISP- Sindacato di Polizia a Pescara COISP – Ufficio Comunicazione ed Immagine – A PESCARA IL CONVEGNO. STRESS IL MALE OSCURO!! – Stampa 31 ott 2015

[1] http://agency.osha.eu.int/publications/reports/index_en.htm

©2023 IPS - I Professionisti della Sicurezza - Cod. Fisc. 93209680870 - il portale di informazione e formazione dal mondo della sicurezza e per la polizia locale

Contattaci

Hai domande, desideri informazioni, o desideri collaborare con noi? Inviaci una mail e ti risponderemo al più presto.

Sending
or

Log in with your credentials

Forgot your details?