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La Scienza del “Linguaggio Non Verbale”: il metodo.

Il Linguaggio non verbale rivela e spiega quello che dell’altro non ci convince a pelle. L’uomo non è completamente intellegibile sia chiaro, ma il suo linguaggio corporeo ci aiuta a comprendere un pò di più ciò che realmente vuole esprimere: le emozioni!

Ansia, paura, rabbia, in qualche modo predicono il comportamento.

E’ questa l’informazione che ci aiuta sul piano della sicurezza ed impiegabile per questo in molti ambiti. Per questa ragione c’è da interrogarsi su fino a che punto le nostre conoscenze nel campo della comunicazione non verbale, siano scientificamente fondate o realmente dimostrate. Questo interrogativo, e la conseguente risposta, si rende necessario, perché è nel dubbio e nel bisogno di sicurezza che poi si raggiunge una qualche “verità”.

Ci piacerebbe poter credere che ciò che sappiamo o apprendiamo è anche “realmente vero”, tant’è che spesso si pensa che l’etichetta “scientificamente dimostrato” possa fornire una specie di garanzia in questo senso. Il cosiddetto “metodo scientifico” elaborato da Descartes è basato sulla logica secondo cui se uno scienziato constata dieci, cento, mille volte che da dallo stesso esperimento si riproduce uno stesso effetto, ne ricaverà una legge ipotetica (es. l’acqua va in ebollizione a 100 gradi C.) la cui validità verrà poi verificata mediante ulteriori esperimenti. Una volta che quest’ipotesi sarà stata controllata un’infinità di altre volte, con i dovuti presupposti scientifici (il metodo), la legge sarà ritenuta valida, cioè dimostrata.

Per cui, il metodo scientifico, consiste nella raccolta di evidenze empiriche, oggettive, e quindi misurabili attraverso l’osservazione, e riproducibili mediante esperimento; dall’altra consiste nella formulazione di ipotesi e teorie più generali da sottoporre al vaglio dell’esperimento per testarne l’efficacia (metodo induttivo e metodo deduttivo).

Successivamente, Karl Popper capovolge l’argomentazione a riguardo: una teoria è vera fino a quando non viene falsificata da un’altra teoria. Per Popper, la scienza deve procedere per falsificazione delle teorie esistenti.

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Ciò vale a dire, riprendendo l’esempio dell’acqua che il principio secondo cui l’acqua, quando è distillata, bolle a 100 gradi C. è da ritenersi certo (scientificamente fondato) fino al giorno in cui la cosa non si verificherà (umiltà della scienza), quindi, in ambito scientifico.

Ecco di fondamentale importanza il ruolo della critica in quanto permette la circolazione delle idee e quindi, non solo la comunicazione all’interno della comunità scientifica ma anche la costruzione del sapere scientifico che altri non è che un divenire.

Pertanto, la scienza è tutt’altro che infallibile e ne è perfettamente consapevole. Tuttavia essa, per gli ambiti che le sono propri, rappresenta sicuramente il migliore strumento di conoscenza di cui l’uomo dispone, soprattutto perché possiede la straordinaria capacità di correggere continuamente i propri errori; non fornisce verità assolute ma risultati che, con tutti i loro limiti e le loro incertezze, consentono di conoscere la realtà e di dominarla in modo efficace.

È in questa luce che vorrei venissero giudicate le affermazioni circa la scientificità del “linguaggio del corpo” contenute in questo libro, perché come ha dimostrato meravigliosamente Hume a proposito della famosa questione dell’induzione: “possiamo mai dare per certo che qualsiasi cosa possa essere “dimostrata” con assoluta certezza”. Di conseguenza, tutto ciò che può essere predicato per le attuali nostre conoscenze scientifiche, può valere anche per il linguaggio del corpo.

Interessante a questo proposito ciò che sostiene Birkenbihl[1] sulla verità della conoscenza: “Popper fa infatti rilevare che a parer suo sono troppi gli scienziati, autori e “uomini comuni” che in genere annettono eccessiva importanza al fatto di “avere ragione”, anziché accettare una confutazione delle loro affermazioni come un incentivo a riflettere o come un motivo per proseguire nella ricerca”. Birkenbihl con questa affermazione pone in risalto ciò che è di ostacolo alla costruzione di verità scientifiche. Si tratta altresì di un incitamento all’approfondimento delle teorie in senso popperiano e non un invito ad una critica aprioristica.

Applicando il metodo scientifico al “Linguaggio non Verbale”, avremo, ad esempio, circa la probabilità che la teoria secondo la quale lo stringere le labbra contenga l’informazione di chiusura della persona in sé stessa, come alta ammettendo che una totale “certezza” non si potrà mai avere perché la scienza stessa è di per sé un “fatto” probabilistico, dove la certezza dipende dal verificarsi o meno della sua smentita. Per cui, il metodo da seguirsi nel campo del linguaggio non verbale deve essere sempre approntato, anche quando una persona esperta riterrà di aver ben interpretato determinati segnali, al procedere ad una più accurata verifica, anziché presumere di aver indovinato le intenzioni dell’altro. Solo attraverso un più accurato controllo che si può verificare che i segnali percepiti abbiano effettivamente il significato loro attribuito.

In conclusione, ogni sistema di conoscenza che sia applicato all’uomo è basato sul procedimento per prove ed errori: si osserva, si valutano le percezioni e le si interpretano in base a determinati criteri propri del sistema. Quindi, si procede ad una verifica della propria impressione e si constata che l’impressione era esatta oppure che era sbagliata.
Il controllo? Attraverso delle domande possibilmente aperte, da rivolgere al soggetto che stiamo “analizzando” perché le domande chiuse comportano che si ponga la questione in modo diretto, per esempio: “ho interpretato correttamente questo segnale corporeo? Quindi, hai mentito?” ed ovviamente non è sempre la via più opportuna, pur essendo la più breve!

Un ostacolo all’approfondimento della scientificità del discorso sul linguaggio del corpo risiede nel fatto che le affermazioni nuove, per quanto scientificamente provate, quando rappresentano un “sovvertimento” delle credenze vigenti, vengono d’acchito contrastate: Galileo Galilei è un esempio illuminante di quanto sia difficile superare il pre-giudizio, il sistema di credenze, ovvero quel senso di certezza verso ciò che riteniamo assolutamente vero.

[1] Birkenbihl V. F., “Segnali del corpo”, Franco Angeli, Milano 2008
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La Scienza del “Linguaggio Non Verbale”: il metodo. di Di Sante Monica è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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